Prima del Treble Boost…
Nel corso degli anni la tecnica dei chitarristi è cambiata molteplici volte e con l’avvento, prima delle testate multicanale, poi dei preamplificatori a rack, i chitarristi hanno portato il loro focus strumentale sempre più sulla strumentazione fisica che non sulla chitarra stessa.
Negli anni precedenti, quando l’unico modo per raggiungere la distorsione era alzare l’amplificatore ad altissimi volumi, i controlli della chitarra venivano senz’altro usati molto di più e i primi effetti a pedale venivano considerati più come un’espansione della chitarra che non come strumentazione indispensabile per seguire uno schema.
Basti pensare al classico schema clean, crunch, lead, al quale siamo abituati: negli anni ’60 e buona parte degli anni ’70 non esistevano questi standard e ogni musicista pensava a trovare il proprio suono con ciò che disponeva. Principalmente questo è uno dei più evidenti motivi del perché alcuni chitarristi li riconosciamo immediatamente, proprio come ascoltare la voce di un famosissimo cantante.
Gli amplificatori concepiti un tempo, sono stati pensati per suonare puliti e la distorsione per i costruttori era una cosa negativa, fino a che un bel giorno, la creatività di un tale Jimi Hendrix l’ha portato ad esplorare questo territorio chiamato distorsione: scoprendo che alzando il volume dell’ampli, oltre una certa soglia, le valvole non riuscivano più ad amplificare, bensì cominciavano a comprimere fino a raggiungere la tipica distorsione valvolare che ben conosciamo oggi. Da quel giorno un po’ tutto è cambiato e, oltre ai giusti meriti riferiti al contributo musicale rivoluzionario, a questo giovane afroamericano di Seattle, vanno riconosciuti tutti gli onori per aver letteralmente modificato il suono della chitarra.
Una volta consolidato, quantomeno negli Stati Uniti e nel Regno Unito questo nuovo approccio alla chitarra, altri giovani musicisti hanno iniziato a sperimentare e a lavorare su questa distorsione e alcuni costruttori e artigiani del tempo hanno iniziato a produrre strumentazione specifica, uno di questi è stato appunto il treble booster.
A cosa serve il treble booster?
Come detto nel paragrafo precedente, un amplificatore per raggiungere la saturazione deve essere spinto a volumi decisamente molto alti, soprattutto gli amplificatori di un tempo e questa prerogativa comporta una reazione a catena inevitabile: il preamplificatore spinge sulla valvola sfasatrice comprimendola, la sfasatrice porta le valvole finali a saturare fornendo al trasformatore di uscita una pressione elevata che trasferita agli altoparlanti porta a modificarne pesantemente anche la sua risposta.
Questo per dire che un amplificatore in piena saturazione valvolare si trova in una situazione fuori controllo, e tornando al fatto che un amplificatore non era concepito per distorcere, venivano appunto adottati degli upgrade per indirizzare l’amplificatore ad andare in distorsione in un modo più musicale. Questi upgrade il più delle volte erano treble boost.
Un treble booster è un semplice circuito (spesso class-a single transistor) che lavora sia sulla dinamica che sulla frequenza del segnale della chitarra e ovviamente sul guadagno; seppur semplice e basato su pochi componenti elettronici il risultato è molto sensibile alla scelta di questi, la sola variazione di un componente può variarne pesantemente il carattere restituendo alla chitarra una voce e una risposta al tocco molto differente.
A causa di un fattore di impedenza il treble booster andrebbe collegato il più vicino possibile alla chitarra, prima di ogni altro effetto e potersi così interfacciare perfettamente con l’elettronica passiva nello strumento: abbassando il potenziometro del volume sulla chitarra si è in grado di ripulire la distorsione tornando ad un suono pulito senza l’effetto capacitivo indesiderato tipico che tende a tagliare le alte frequenze scurendone il risultato, mentre, alzando al massimo il nostro potenziometro siamo in grado di mandare in saturazione qualsiasi amplificatore, anche il più pulito.
Con un treble booster il chitarrista è in grado di uscire dai soliti cliché clean-crunch-lead e pilotare il proprio suono semplicemente con i controlli a portata di mano sulla chitarra, innalzando il range dinamico ai massimi livelli.
La pietra miliare, padre di tutti i treble booster è il Dallas Rangemaster, dotato di transistor al germanio e di una circuitazione veramente vecchio stampo, è stato rielaborato da molti produttori di pedali boutique:
- Pete Cornish con il TB-83
- Greg Fryer con il Treble Booster Touring
- Pedal Pawn con il Texan Twang
Anche Colombo Audio Electronics considera l’effetto di treble boost indispensabile per raggiungere certe sonorità ed ha sviluppato diverse unità:
- Una serie composta da 3 pedali di tipo always on, nella fattispecie, Rock You, Wembley e QueenMaster;
- Un doppio treble booster denominato Ingot Dual Treble Booster che offre la possibilità di concatenare in serie i due circuiti;
- Un’unità di stampo americano chiamato Southern Stalker.
3 motivi per utilizzarlo…
- Dinamica estesa ai massimi livelli.
- Distorsione controllata con i controlli della chitarra.
- Taglio di frequenze scolpito per sentirsi e farsi sentire in qualunque situazione.
Luca Colombo